La mia musica qua al sud

Andalusia, Camarón de la Isla, emozioni, flamenco, musica, San Fernando, tradizioni

Già lo scorso anno avevo pensato di scrivere qualcosa sulla musica che mi ha accompagnato sin dal primo giorno della mia vita qua al sud, poi, a parte un doveroso articolo su Camaròn de la Isla, grande orgoglio di San Fernando, non ho più scritto niente. Ma la musica ha continuato ad accompagnarmi ogni giorno. Non una musica qualsiasi. La musica del sud: flamenco, sevillanas, flamenco pop e tutto quello che propone Radiolé, l’unica radio che ascolto tutte le volte che sono in auto, o che voglio un po’ di compagnia mentre faccio le pulizie di casa, o semplicemente quando ho voglia di respirare atmosfera andalusa.

Io non ho mai avuto una “fede” musicale, non ho idoli da seguire in tournée, non ho autografi da conservare gelosamente, non ho una precisa cultura musicale. E non sono neanche una cultrice della musica come espressione artistica. Confesso di essere un’analfabeta musicale. Io della musica prendo quello che mi piace in base al momento, e in base al mio umore. Spesso ho avuto improvvisi innamoramenti musicali durante le mie vacanze, di volta in volta colorate da suoni e da generi diversi. Della Repubblica Dominicana mi sono portata dentro per mesi il ricordo della spiaggia bianca, del mare cristallino e il ritmo allegro del merengue; un accenno di rebetiko mi restituisce in un attimo tutti i ricordi più belli delle mie tante vacanze greche; sono riuscita addirittura ad affezionarmi per qualche giorno ai ritmi country durante un breve passaggio in Texas. La musica per me è un tutt’uno con l’esperienza di un luogo. Un’esperienza momentanea, contingente, intensa.

E la musica di questo sud è per me un’esperienza così: un tutt’uno con la mia vita qua, la colonna sonora delle mie passeggiate in spiaggia, delle ferie paesane allegre e danzanti, delle sere d’estate ad ascoltare un “flamenco en la calle“, dei tragitti in macchina con il finestrino abbassato e l’autoradio che canta…

Non ho nessun filtro culturale che mi induca a valutare il grado di demenzialità di queste canzoni. Non mi viene nemmeno da pensare che probabilmente sono canzoni assurde, o eccessivamente sdolcinate, o assimilabili al genere neomelodico napoletano. Non mi interessa, non ci penso, non le vivo così. Mi piacciono così. Le adoro. Ormai le riconosco. E ormai conosco molti cantanti di cui un anno fa non conoscevo nemmeno l’esistenza.

Quest’estate sono state diverse le canzoni che ho canticchiato ogni volta che le incontravo in radio, e anche dopo. Un giorno, di una di queste ho cercato le parole e mi sono imbattuta nel videoclip. E ci ho riconosciuto subito questo sud: il ritmo, la festa, il mare, le donne scure con i loro capelli lunghi, voluminosi e neri, la loro fisicità “sostanziosa”, evidente, a tratti quasi sguaiata, anche grezza, i loro vestiti colorati, l’espressività teatrale, le mani che qua sempre, sempre, si muovono con quella rotazione che è così difficile per me imparare. E ci ho riconosciuto un angolo preciso di San Fernando, la Caseria, con le baracche dei pescatori affacciate sulla baia di Cadice, e alle spalle le tre “torres“, i tre palazzi più alti di San Fernando. Esattamente lo stesso luogo in cui ho scattato questa foto:

20180919_202136

La festa rappresentata nel video si tiene proprio sulla terrazza di cui nella foto si vede solo la silhouette a sinistra.

Ovviamente metto qua il videoclip in questione, per condividere un pezzettino di San Fernando e di questo sud. Non è male nemmeno leggere i commenti sotto….

 

 

Un pensiero su “La mia musica qua al sud

Lascia un commento